lunedì 30 gennaio 2012

Uomo nudo

Eccomi, sono nudo.
Guardatemi, guardatemi pure.
Additatemi e ridete, coraggio!
Un uomo nudo, nudo come un verme.
Che sia! Sarò verme per voi tutti,
ma vi prego, ridete!
Sono nudo,
senza corazza,
disarmato e vulnerabile.
Guardatelo!
Ecco l'uomo nudo.
E' senza pudore, dicono alcuni;
non è uomo, dicono altri.
Ma che importa? Eccomi. Sono nudo.
Vesto il corpo della sola anima mia.
Sono nudo, in mezzo alla piazza,
e non mi vergogno se anche piango.
Deridi pure la mia nudità,
ma sappi che senza il tuo abito,
tu, che ti dici uomo,
tu nemmeno esisteresti!
Ma io sono nudo.
Un vero uomo, nudo.

Distillato d'amore

Alchemica formula,
divino intento.
Parvendo umano,
ineffabile meraviglia,
producesti fremiti,
diffondesti stupore.
E l'universo collassa,
s'infrange in cosmico pulviscolo,
e si ricrea in un istante
nuova fede, nuovo dio, nuova umanità.
Ed ora parlami, mentimi,
illudimi, feriscimi, deridimi.
Ed ora baciami, veleno mio.
Dei tuoi respiri sarei morto comunque.



lunedì 9 gennaio 2012

Appello agli amanti

Ditemi voi che vi definite saggi nell'amore,
voi, che dite d'aver compreso l'alchimia che trasforma il piombo in oro fino,
che fate vostra la scienza degli ormoni e dei feromoni e del fremito che san creare,
voi, che sussurrate alle stelle i segreti dell'universo e che cercate degli astri il consenso,
e che bruciate i vostri corpi in passioni che s'accendono da scintille nate da sguardi di desiderio.
Voi amanti, che sovvertite l'ordine delle cose e ribaltate le leggi per liberarvi delle vostre catene,
voi che sciogliete come statue di ghiaccio nel più torrido agosto nell'assenza del vostro amore,
che vi illuminate di soli e di lune, e che dipingete i corpi vostri di canzoni e sonetti.
Rivelatemi, come ad istruire un cieco sulle fattezze di un'alba mai vista,
dell'amoroso prisma i misteriosi versi, a me che son cieco ed anche sordo d'amore.
Ditemi voi, eletti proseliti di Venere ed amici d'avventura del giovane Cupido,
voi che siete savi più di me del grande mistero che la scienza terrena e divina abbracciano,
sì, proprio voi che misurate le stagioni in anniversari e che fate fiocchi agli anni perduti,
cantatemi del vostro Dio la sembianza, come fareste delle incarnazioni che tanto amate.
Ditemi voi che vedete, che cos'è l'amore, poiché io, cieco ed ateo, non lo vedo e mai lo vidi.
Voi rispondereste con impudica arroganza che la mia cecità m'inaridisce il cuore,
e che, non con gli occhi si ammira la divinità dell'amore.
Così vi rispondo anzitempo.
Del mio esser cieco ho forse io la colpa? E nel non poter udire ho indietro il mal che feci?
Se così fosse, il Dio vostro avrebbe tanto affanno nel tappare gli occhi e orecchi miei,
che metà sarebbe bastato a salvar dai tormenti il cuor d'uno stolto che invano ha creduto il Lui.

venerdì 6 gennaio 2012

Circus

Abbagliasti con suadente lingueggio l'ego mio fanciullesco
e con lusinghieri eloqui comprasti l'attenzione di molti.
T'addentrasti nel mio pomeriggio con parole d'astuzia felina
e con passo felpato allontanasti da me la ragione ed il buon senso.
Nei miei ricordi riecheggiano i suoni dei cavalli che in tondo, ammaestrati,
brandivano sugli alti capi piumati il macabro tuo sigillo,
e i giullari i quali con moine e burlesche figure alleggerivano il cuor mio.
E si facevano soavi i pensieri e l'anima, dai dolciumi e dallo sfarzo distratti,
e dallo sfavillio dell'incredibile che si rifletteva nei miei occhi
nelle ore di ludica magia che stregava le platee,
mentre tu, mangiafuoco, vegliavi il mio divenire da dietro il tendone.
Vendetti l'anima per un giro nella tua giostra infernale,
nella quale il tuo dolce veleno si mischiò al sangue mio, rendendomi assuefatto.
Tra le risa e gli applausi ancor'oggi riempi il tuo tendone,
portandoci con te alla fine dello spettacolo,
facendoci tuoi buffoni e pagliacci truccati,
per allietare le sere della gente annoiata,
e per sfamare il tuo insaziabile appetito.
Neanche mi accorsi di quanto il biglietto fosse costato caro.

martedì 3 gennaio 2012

Alba

Ho pianto mari,
sospirato tempeste,
ma nel calore dell'alba
si placa il cuor mio.
E respiro, finalmente.
Libero.

Alle Grotte

Rientro nel grembo della Terra,
io, che fui polvere.
Il sentiero scende, portandomi nelle viscere di un mondo sconosciuto.
L'acqua scorre lenta su pareti di pietra.
Questa è la vita sotto i nostri piedi.
Il freddo paesaggio è di calcaree cattedrali,
di torri d'avorio, di veli ed animali
i quali da sempre, immobili, attendono lo sguardo nostro
per risvegliare le anime degli uomini con le loro silenziose preghiere.
Dimentico lontano la società e la sua follia
e per la prima volta capisco d'essere vivo,
qui, nella grotta bianca, mentre respiro la gelida esate sotterranea.
Tornando in superficie rinasco a nuova vita,
alzo gli occhi e ritrovo il sole ed il suo calore,
Vivo, forse, per la prima volta.



(scritta dentro le grotte di Castellana, luogo magico capace di risvegliare l'anima)

lunedì 2 gennaio 2012

Rest in Love

Troverò un nuovo nome ad ogni cosa banale
per renderla speciale ma soltanto agli occhi tuoi.

Cercherò un nuovo colore per tingere quel cielo
che sopra le città si spegne all'imbrunire
e non ci sarà mai più una notte sopra noi.

Inventerò infine una nuova melodia
per fingere che i giorni ed il tempo che già corron,
fin dal primo sguardo, non sian passati mai.

e canterò per te un goffo giuramento,
col goffo mio sorriso,
per veder sorridere un'altra volta il volto tuo,
sperando poi che col senno del domani,
tu scelga un'altra volta, stupidamente, me.

e felice io sarò di stringerti le mani
chiudengo gli occhi e poi, respirando solo te,
di essere rifugio nelle notti tempestose
sapendo che i pensieri di tempi senza tempo,
di eternità rubate e di soli che si spengono
per niente turberanno il sonno che ci culla
in questa sera chiara che fine non avrà.