lunedì 30 aprile 2012

Nella terra dell'abbandono

Tendono inerti gli arti
come eremi, gli amanti
esuli d'un popolo clandestino,
di gitani e cantori,
liberi nel vento
eppur coatti nelle loro prigioni di luci d'oblii.
Si sfaldano gli intenti,
ammutolendo l'eco dell'io
il qual si riversa in rigagnoli salati
che sfociano in salmastri lamenti.
Che il perdersi nell'animo altrui
in fatto d'amore, s'intende,
sia cosa nota al volgo
lo intendo come un eterno male
dal quale, ahimè, mai guarremo
poichè non v'è alcuno il qual, 
sano di mente,
cercherebbe la strada del ritorno
da una terra di prigionia
tanto amorevole e dolce.

venerdì 27 aprile 2012

Il diario degli amici

Rileggendo il diario di una vita,
tra le righe ed i pensieri che scrissi
la memoria mia, sorpresa, 
or si culla, or si sveglia,
in un dolce rimembrare.
A parole appena udite,
ed altre a lungo intessute,
s'aggiungon più candidi suoni
come di sogni vissuti
quasi toccati
come di eterni istanti di una vera pace.
Sfoglio ogni pagina con tacito timore,
paura di ricordare ciò che il cuore mio teme
e di scordar quelle gioie che l'han fatto tremare.
In ogni foglio ritrovo un viso, un nome,
un profilo, una lacrima, 
un abbraccio, un sorriso amico;
immagini che non perderò mai,
tesori, nascosti con estrema gelosia nel più intimo di me.
Devo chiudere i miei occhi,
poichè le lacrime annegano ogni cosa.
Per poter appieno osservare,
smetto di ricordare le cose di ieri,
conscio che il domani verrà
e che chi ho tanto amato
sarà in ogni pagina che scriverò,
anche in quelle di domani.

Fiume

Un fiume,
questo è l'amore.
esso sgorga dalla roccia, 
esce dall'alto masso
e con la sua dolcezza si fa strada
lisciando perfino la pietra più dura.
Solente sussurra delicati fruscii
ed irrompe in onde inarrestabili.
La luce, infine, ne illumina gli spruzzi
generando diamanti che zampillano ad ogni scossa.
Gocce di eternità bagnano il terreno brullo.
Un seme viene piantato,
un germoglio nascerà:
nuova vita sulla riva del corso d'acqua.
Da esso è la vita,
per esso si muore.
Vorrei anch'io annegare in un fiume d'amore.

L'Amore della sposa

Gli occhi del mio sposo
sono tratti dalla corteccia
di una grande quercia
all'ombra della quale trovo riposo.
Le sue radici sono un luogo sicuro,
lì posso nascondermi
e nessuno mai mi troverà.
Ma vi inciderò sopra il mio nome,
affinché il mio amato possa trovarmi
mentre l'aspetto,
persa nell'abbraccio del suo amore,
felice, tra le radici della nostra vita.

giovedì 12 aprile 2012

Il cattivo sarto

Ho perso il filo del discorso
qui, nel garbuglio dei miei pensieri.
La matassa di idee che corrono al fuso,
fibre di un ragionamento non ancora tessuto,
si sfilacciano, deboli e nude,
inutili perfino per rammendare stracci.
Ho perso il filo del discorso
e sparse, sul telaio, s'arruffano parole
in incomprensibili grovigli,
orfane del rocchetto d
E fingo d'intesser discorsi
come ad imbastire un abito per le feste,
usando tessuti di sproloquio e bottoni dorati.
S'accorgerà, però, il buon sarto
del lavorio mio da quattro soldi,
e col rimasuglio di tanta fatica
egli farà strofinacci, al massimo,
per rimuovere polvere da beni ben più cari
di queste quattro parole malcucite.

mercoledì 11 aprile 2012

Amor che fugge

Cuor che si strugge,
che a stento regge.
Cuor che s'affligge
per l'amorosa legge.
Cuor che poi fugge
tra ruggine e schegge,
e per mari va in viaggio
dove il vento troneggia.
Maneggiare con cura,
il saggio inneggia:
che lo bagni la pioggia
ma legato agli ormeggi,
che la corrente corteggi,
sull'onde ove poggia,
vicino alla spiaggia,
dove il sole costeggia,
ma l'amor lo protegga
dall'umore dell'uggio.
Cuor che rilegge gli amabili versi,
ed in sè sorregge interi universi
nell'aggettivo di un unico battito,
di tutto il suo amore oggetto e soggetto.

mercoledì 4 aprile 2012

Il leone d'oro

Figlio del sole, torrido Agosto,
sento le labbra tue infuocate
baciar con baci di fiamma,
la mia pallida e gelida pelle,
mentre rifulge sul viso tuo terso,
il divino astro, acceso d'immortale passione.
E t'osservo esplodere in lance di luce,
e trafiggere ombre sterminate;
caldo come l'alito infiammato d'un drago,
mortale come il magma che, incessante,
vibra nel ventre d'un vulcano.
Torrido Agosto,
che non mi lasci fiato,
che mi privi di ristoro,
che mi rubi le notti,
e che infiammi ogni appiglio,
abbi pietà del cuor mio, ustionato,
e placa il tuo glorioso spettro dorato,
e riposa tu stesso, leone d'oro,
nella savana del tuo meriggio.
Coricati, Agosto, in un cielo di stelle,
assieme alle sorelle tue, splendenti,
e sogni fai di luci e di diamanti,
senza che il sonno tuo venga turbato
da nubi di pioggia, pesanti di inquieti pensieri.