sabato 11 febbraio 2012

Figlio di un altro Dio

Sono figlio di un Dio che s'è perso,
nato per errore, Ei m'amò per natura,
figlio di un Dio bastardo, diverso,
non l'anima un culto, ma pura statura.
Sono figlio di un mostro, deriso, additato,
che genera vita, carezze ed amore,
che genera uomini in un mondo spietato,
che vive reietto, pur essendo signore.
Sono figlio di un Dio comunista,
son io stesso fibra della sua 'pinta bandiera,
senza politica, senza rivista,
con indosso mantelli di primavera.
Son io l'impronta di un Dio terreno
che della terra conosce il sapore,
sono il riflesso di un Esser Supremo,
il quale non cerca l'umano clamore.
Ma questo Dio, che il mondo disdegna,
trova nel popolo respinto, l'affetto,
e con l'affetto suo stesso, regna
senza disprezzare l'umano difetto.
Sono figlio di un Dio che è umano,
figlio di quello che chiamano sbaglio,
ed il mio creder fu mai meno vano;
nel rinnegarlo, io presi un abbaglio.

mercoledì 8 febbraio 2012

La notte degli angeli

Ed ecco giungere il silenzioso canto degli angeli;
d'incanto l'ode il mondo intero.
Ed anche silenziosa cala la notte,
stendendo coltri di brina sui campi assopiti,
e nelle case, i neonati s'aggrappano avidi ai seni materni,
pretendendo con innata speranza protezione e nutrimento.
Candide s'infuocano stelline lontane,
e gli innamorati le amano per riflesso di un amore millenario.
Tutto è quieto, tutto tace.
E s'ode la speranza gridare nel petto d'ognuno.
Venga il giorno a sciogliere le nebbie,
non prima, peró, che l'oscurità abbia rinfrancato il nostro cuore.
E saremo quel canto silenzioso che angeli invisibili cantarono in noi nella notte dei sensi.

lunedì 6 febbraio 2012

Il viaggio del vagabondo

Convengo conversare,
con versi avversi e per vasti versanti,
dei vostri versi divisi e diversi,
visto con vistose, vetuste vesti,
avvolgendo i volgari volti
del volgo, vòlti volenti,
volendo velare il violento violare,
vivendo vietando il vietare,
dividendo poi, con vanto, il divino vento,
invero dal vino visibilmente vinto.
E gravo, vago,
convogliando vaghe voglie,
vagliando tovaglie e stoviglie e
vegliando valigie di vigili viaggiatori.
Vigliacco poi chi, sveglio, si volge
a vigilar nella veglia.
Ma vogliate convincere i vostri vizi
a versar volubile la vite in vitro,
e a venerate il viandante
con visibili e savi vezzi,
agli avvizziti avi avvezzi,
vinti dal viver mio,
vero e vano.


Scritta con la partecipazione di Rosalba, una cara amica siciliana.

venerdì 3 febbraio 2012

Progenie di Icaro

Noi, progenie di Icaro,
scioccamente incendiamo le nostre ali nell'ambizione,
e per ghermire l'altezza
dimentichiamo i consigli
che canizie conseguirono,
e ci perdiamo in correnti  d'aria che i muscoli non reggono,
e ci priviamo della salvezza per un sogno di luce fatua.
Ci diedero un cielo che a noi non bastò,
ci porsero delle ali delle quali non fummo degni,
e dalle ceneri del nostro fallire
nasceranno nuove generazioni,
ma il nome loro sarà, ancora una volta, Icaro.

mercoledì 1 febbraio 2012

Gli amici

Fratelli che Fato volle generare in uteri divisi,
ritrovano reciproca appartenenza nel comune dei propri cammini.
Scialuppe di salvifica benevolenza,
si affidano gli uni agli altri ad affrontar le onde,
come mani che s'intrecciano, e i loro cuori diventan forti,
trovando nuovo vigore nel battere all'unisono.
Sono costoro legati da catene di libertà,
indistruttibili segni di una cattività volontaria,
e s'appartengono le loro anime come il fiume con la valle.
V'è un patto segreto, poi, tra loro,
che li rende custodi dell'anima, protettori dello spirito.
Inutile è cercare di dividere l'innata alleanza,
sprecate sono le gelosie e le invidie,
l'amicizia è vantaggio esclusivo di chi sacrifica il proprio cuore per salvare quello del fratello suo.

Sono gli uomini, universi

Sono gli uomini, universi.
Sono il soffio di un fuoco che scoppietta nel gelo di un inverno oscuro e senza tempo.
Sono essi l'intreccio dei nembi, amanti del vento, figli del cielo e degli oceani.
Sono monti ormai appianati, sono deserti tramutati in laghi, valli che si popolano, città che si svuotano.
Sono gli scarti del cosmo che si scindono e si sommano,
disciolti in nobili elementi assieme a ricordi d'altri tempi ed altre lingue,
trasportati dalla marea dell'anima, di petto in petto, di fiato in fiato.
Sono gli uomini, arcipelaghi di carne e sangue, di anime e sogni,
e le loro polveri si mescolano le une alle altre, rendendo immortali gli intenti.
Sono gli uomini, universi, discendenti dei supremi astri,
ed eredi di un regno sterminato che, in altre forme ed altri modi, un giorno esploreranno.