nato per errore, Ei m'amò per natura,
figlio di un Dio bastardo, diverso,
non l'anima un culto, ma pura statura.
Sono figlio di un mostro, deriso, additato,
che genera vita, carezze ed amore,
che genera uomini in un mondo spietato,
che vive reietto, pur essendo signore.
Sono figlio di un Dio comunista,
son io stesso fibra della sua 'pinta bandiera,
senza politica, senza rivista,
con indosso mantelli di primavera.
Son io l'impronta di un Dio terreno
che della terra conosce il sapore,
sono il riflesso di un Esser Supremo,
il quale non cerca l'umano clamore.
Ma questo Dio, che il mondo disdegna,
trova nel popolo respinto, l'affetto,
e con l'affetto suo stesso, regna
senza disprezzare l'umano difetto.
Sono figlio di un Dio che è umano,
figlio di quello che chiamano sbaglio,
ed il mio creder fu mai meno vano;
nel rinnegarlo, io presi un abbaglio.