domenica 27 maggio 2012

All'amico perduto

Sulla soglia d'ogni notte
t'incontrerò
ormai libero dei tuoi bagagli
leggero come il vento.
Dove tutto è nero
tu, col tuo bagliore
schiarisci in azzurri sguardi
e silente t'aggiri in ricordi
di tempi appassiti.
Ma non v'è fretta alcuna
non più, per te, caro amico.
Sulla soglia d'ogni notte t'incontrerò
quando non sarà troppo assurdo
abbracciare il fiato d'un eco.
Piangerò e ricorderò il tuo nome.
Non scappare
ti prego, non svanire
poichè langue in me l'assenza tua.
Stupido amico
che vieni a tormentarmi ogni notte
troverai accesa la speranza mia
come barlume fioco e mesto
sull'uscio del dì presente
ad attendere fedele
la tua spettrale apparizione
con l'animo morente ed il lutto in ventre
sperando di sentir per un'ultima volta
la voce tua, ormai lontana

mercoledì 9 maggio 2012

Orfani di guerra

Fingiamo di ignorare ciò che non vediamo
relegando gli orrori del mondo
nei recessi di un'anima spezzata.
E non serve pregare per questo mondo
che s'è perso nel suo incubo
da tanto tempo ormai che nemmeno s'accorge
d'essersi assopito nelle guerre dell'uomo.
Il dolore degli infanti non raggiunge
i cuori, adulti e severi, dei padri,
animati da un più alto sentimento.
E combattiamo per un pezzo di una terra
che mai abbiamo posseduto,
e che mai sarà nostra.
Ed uccidiamo i figli dell'amore altrui,
privando di un futuro la nostra stessa speranza.
E dirompiamo, infine, in luttuose manifestazioni
di cordoglio e di pentimento,
coi cuori contriti ed i capi chini,
a meditar le perdite ed i guadagni,
pronti in cuore a privar dei padri,
altri figli,
se non i nostri.

Tulipano

In mezzo a tanti,
spicchi per bellezza,
tra le viole invidie,
tulipano dorato,
dall'alto stelo, snello.
Troneggi nel prato
tra papaveri e viole,
indossando lo sfarzo
della mera tua eleganza.
E quando vento ti spinge
tu pieghi a stento il capo
onde non mostrar al cielo
che debolezze s'agitano in te,
e non perder la cara corona
per la quale lotti esausto
fin dal giorno in cui nascesti
da terra arida e brulla,
assai lontana dall'agio.
Nel regale portamento
nascondi la fuga e il terrore
del periglio, dello spavento.
Delicato come ogni fiore,
millanti plumbea sicurezza
e spavaldo lasci che piogge estive
ti lacerino, crudeli, petali e cuore.
E non v'è sole a riscaldare
nell'assenza di pace,
nel campo in cui, orfano, ti trovi.
E speri che stelle lontane
restaurino antica forza,
e che rugiada battezzi
volgendo al mattino
la gioia del tuo vivere
un altro giorno, un altro giorno...

Dal balcone

M'affaccio con fare amorevole
ad osservar le tue movenze,
Milano mia,
che ti agiti nel sonno
sotto le coltri celesti.
T'accarezzo con l'anima, il viso,
col cuore bacio le tue vie,
e con occhi d'innamorato
ti sussurro all'orecchio:
a domani, mia amata.

martedì 8 maggio 2012

Il campanile di San Luigi

Tra paffute nuvole rosate,
dipinte su di una tela arancio
il sole inizia a nascondere
il volto stanco dietro ai palazzi,
mentre un vento dispettoso
si diverte a sbattere i panni stesi,
come un impudico scolaro
ad alzar le gonne delle compagne,
e a far danzare le fronde dei cortili
che tornano fiere ad indossare
i verdi e freschi abiti primaverili,
lanciando nell'aria, inaspettati,
fiocchi di profumata neve.
E si accendono nell'oro del tramonto
le iridescenti sagome di uccelli canterini,
i quali, in un frenetico girotondo,
s'inseguono attorno al vecchio campanile
la cui cupola di rame ormai ossidata
porta in capo una croce senza il Cristo suo.
E m'è impossibile non pensare
ai suoi incensi ed alla sua pace,
ed al suo silenzioso assiduo pregare.
Vecchio San Luigi, che s'erge sui tetti,
tra le antenne ed i comignoli,
come un antico ed eterno messaggero
in un mondo che rincorre un incerto futuro.
La quiete del cortile,
ormai spoglia di cinguettii e miagolii,
e latrati sommessi, e grida di bimbi,
accoglie con riverenza la sera
col nero manto suo, che a breve
vanitosa dei suoi gioielli
accenderà qualche stella dorata,
che la lucente Milano surclasserà,
per rimanere Ella stessa la più brillante,
la guida dei suoi figli cittadini,
pupilla dei loro occhi,
e Madre premurosa, e gelosa Amante.
Ed ecco San Luigi, in un cielo ormai bruno,
suonare ancora le sue campane,
ultimo saluto al giorno morente;
e richiama l'attenzione dei fedeli a più alti pensieri,
e forse anche a chi la fede l'ha persa
o, speranzoso, la ripone nel domani che ha da venire.